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TIRANO      

L’abitato di questo grande centro, diviso in due parti dal fiume Adda, si trova davanti allo sbocco della Val Poschiavina, che scende dal passo del Bernina, a valle di un gradino che segue il mutamento dal paesaggio di fondovalle a quello alpino. La zona fu sicuramente abitata in tempi antichi, come si deduce anche dai ritrovamenti nei dintorni di incisioni rupestri, di una stele dell’Età del rame e di due pugnali dell’Età del Bronzo. Il nome del luogo deriva forse dal latino “Tirius”, anche se la prima citazione in un documento risale all’XI° secolo. Il primo nucleo si sviluppò sulla sponda sinistra dell’Adda, meno soleggiata ma più sicura. Gli Omodei, feudatari intorno al Mille, fecero erigere il Castello del Dosso per tenere sotto controllo la zona. Nel XII° secolo Tirano si costituì in libero Comune e passò sotto la signoria dei Capitanei di Stazzona, che fecero erigere il Castello di Piattamala. Con il dominio Visconteo della Valtellina (1335), Tirano divenne sede pretoria, come capoluogo del terziere superiore. Dopo la prima calata dei Grigioni nel 1487, Ludovico Sforza detto il Moro fortificò la città cingendola di mura e costruendo il Castello di Santa Maria. Caduta in mano ai Francesi, venne poi occupata nel 1512 dai Grigioni, che smantellarono quasi tutte le fortificazioni esistenti.

Un grande sviluppo venne alla città anche dalla costruzione del Santuario legato alla prodigiosa apparizione della Madonna (29 Settembre 1504), che fu subito meta di grandi pellegrinaggi. Accanto al Santuario venne istituita nel 1514 una grande fiera annuale, presto divenuta un centro di commercio internazionale. Nel 1589 Tirano era il borgo più popoloso della Valtellina, con più di 5000 abitanti, fra i quali, alla fine del Cinquecento, si era costituita una grande comunità di cattolici protestanti, con una propria chiesa. Proprio da Tirano, il 19 luglio 1620, mosse il movimento insurrezionale contro i protestanti e i Grigioni che diede avvio al cruento periodo delle guerre di Valtellina. Iniziò quindi un periodo difficile, tra conflitti, pestilenze (la peste nel 1630 provocò circa 4000 morti) e saccheggi come quelli a opera dei Lanzichenecchi e delle truppe francesi del Duca di Rohan. Nel 1797 Tirano si distinse nel reclamare il distacco dai Grigioni e durante il periodo risorgimentale offrì una vivace partecipazione alle lotte per l’indipendenza.

Il monumento più significativo della città è senz’altro il Santuario della Madonna di Tirano, poco fuori dalla cittadina, la cui costruzione ebbe inizio il 25 marzo 1505, presso il ponte della Folla sul torrente Poschiavino, sul luogo dove pochi mesi prima la Vergine era apparsa a Mario Omodeo. Il tempio fu consacrato nel 1528 e completato nel 1703 con la costruzione della nuova sacrestia. Il progetto sembra debba attribuirsi ai fratelli Rodari di Como, che lo concepirono secondo lo stile bramantesco. La facciata è vivace e slanciata, conclusa da un’alto frontone, con due finestroni in marmo e un bel portale finemente scolpito da Alessandro della Scala (1533). Molto belli anche i portali laterali, attribuibili a Bernardino Rodari. Dietro l’imponente complesso absidale con la cupola di Pompeo Bianchi (1584), s’innalza l’alta torre campanaria, sulla quale si possono vedere i graffiti realizzati probabilmente dal pittore Cipriano Valorsa. L’interno del tempio, a tre navate con transetto e quattro altari, è ricco di stucchi e di decorazioni marmoree policrome. Un autentico capolavoro è il maestoso organo barocco il legno intagliato, sorretto da otto colonne in marmo rosso. Tra le altre opere notevoli vi sono la statua della Madonna e un gruppo ligneo del Cinquecento, opera di Giovanni Angelo del Mayno, e cinque tele secentesche a olio di Giovanni Battista Recchi. La grande piazza rettangolare occupata centralmente dal Santuario ospitava un tempo la fiera annuale, la più importante della Valtellina.

 

Presso la Basilica, su un poggio sovrastante, si trova l’antica chiesetta di Santa Perpetua. Il suo campanile dalla tipica forma romanica, con bifore, risale all’XI° secolo, mentre nell’abside sono stati rinvenuti e restaurati alcuni affreschi altomedioevali, la più antica testimonianza di pittura murale della provincia.

 

A Tirano sono ancora visibili i resti medioevali del Castello degli Omodei, alcune parti della cinta muraria fatta costruire da Ludovico il Moro e le tre porte-torri quattrocentesche (Milanese, Poschiavina e Bormina). Molte grandi ed eleganti case patrizie mostrano l’elevato livello della vita civile nei secoli successivi. Tra queste il palazzo Sertoli Salis, dall’ampia facciata tardo cinquecentesca dominata dal severo portale a bugnato. In esso vennero ospitati anche il generale Murat, futuro re di Napoli, e Giuseppe Garibaldi. Poco distante è il Palazzo Quadrio Curzio, già Venosta, con una bella loggia settecentesca e un raccolto cortiletto. Vanno ricordati anche i palazzi Merizzi, Andres, Parravicini e Buttafava. Il principale edificio religioso che ha sede nell’abitato è la parrocchiale di S. Martino, che risale al XIII° secolo ma venne rimaneggiata verso la metà del XVII° secolo e quasi completamente rifatta alla fine del secolo scorso. Conserva l’antico campanile edificato nel Quattrocento e un interessante portale a sesto acuto.

 

 (tratto da: "Atlante dei Comuni della Provincia di Sondrio" - Editrice IL GIORNO - 1997)

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Ultimo aggiornamento: 7 gennaio 2015

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